La Diocesi di Padova ha a cuore la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Un impegno che si concretizza anche in uno strumento – un Vademecum – dedicato a quanti quotidianamente nelle realtà parrocchiali si relazionano in presenza o attraverso la rete e gli strumenti social con i minori: responsabili, educatori, animatori…

S’intitola L’attività educativa con i minori. Linee guida per responsabili, educatori e animatori nella Chiesa di Padova ed è scaricabile dal link qui sotto.

L'attività educativa con i minori

Voluto dal vescovo Claudio Cipolla, il Vademecum è frutto di due anni di lavoro ed è realizzato con il coordinamento del vicario episcopale per la Pastorale, don Leopoldo Voltan, dall’Ufficio di Pastorale dei Giovani della Diocesi di Padova in collaborazione con il SINAI – Servizio informazione a aiuto. Il SINAI, istituito nel 2017, rappresenta anche il Servizio diocesano per la tutela dei minori, così come previsto dalle Linee guida emanate dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Conferenza Italiana superiori maggiori il 24 giugno 2019, e un suo membro (sr Tiziana Merletti) è delegata diocesana all’interno del Servizio Regionale Tutela Minori della Conferenza episcopale Triveneto.

Duplice l’intento del Vademecum: da un lato essere è uno strumento educativo e di formazione permanente per quanti (presbiteri e laici) dedicano tempo, disponibilità e impegno alla formazione e all’animazione delle nuove generazioni, per «promuovere atteggiamenti educativi corretto e ispirati al Vangelo e prevenire comportamenti inadeguati, quando non addirittura nocivi o illeciti – che pregiudicano e contrastano un’efficace educazione cristiana e umana». Dall’altro lato le Linee guida si prefiggono di essere anche un punto di partenza «per una riflessione più ampia all’interno della comunità cristiana della nostra Diocesi, nei movimenti e nelle associazioni».

MATERIALI DI APPROFONDIMENTO

FAQ

In questa sezione raccogliamo alcune delle domande poste durante le serate di presentazione

1. Rispetto alla nota numero 4 di pagina 12: quando vi riferite al “confronto con esperti di scienze umane”, che figure avete in mente? 

Con confronto con esperti di scienze umane si vuole indicare il supporto o la supervisione di una persona competente al di fuori delle dinamiche relazionali interne al team educatori/animatori come educatori professionali, pedagogisti, psicologi e psicoterapeuti, oppure una formazione specifica  con azioni formative strutturate. Insieme al valore sicuramente indiscusso della competenza tecnica sono da privilegiare “esperti” che conoscano e riconoscano i valori educativi propri della comunità cristiana.

2. Cosa faccio se un animatore (17enne) ha comportamenti inappropriati (fuma, parolacce di fronte ai bambini) ma chiede con insistenza di fare il Grest? 

É importante cercare un dialogo educativo tra il responsabile/coordinatore e l’animatore adolescente che si mette a servizio della comunità, un patto educativo che tenga conto di questo desiderio di starci ma anche che sia tutelante per i minori e coerente con il messaggio che vogliamo comunicare. Ovviamente se non vi fosse nell’animatore la necessaria disponibilità ad un cammino di riflessione sui propri comportamenti e sul senso educativo che essi hanno sui minori con cui entra a contatto è necessario, nella reciproca libertà, definire un confine che permette di esprimere (sempre dopo una condivisione con il team dei responsabili) una non idoneità.

3. Mi sembra molto interessante la proposta di partire dal patto educativo con gli educatori e gli animatori minorenni che danno per es. una mano per il Grest. Domando: chi deve stenderlo secondo voi? 

Suggeriamo un lavoro di co-costruzione del patto educativo all’interno del team degli educatori/animatori, che possa portare a fare chiarezza da parte dei responsabili/coordinatori su alcuni fondamentali di stile/metodi/atteggiamenti. Nella pagina https://www.giovanipadova.it/moduli-per-parrocchie/ si trovano dei facsimili che possono essere integrati con indicazioni più esplicite, frutto di tale processo di discernimento comunitario.

4. Quando una situazione può essere ritenuta pericolosa per la sicurezza del minore (punto 8 del dodecalogo)?

Al punto 8 si elencano una serie di occasioni potenzialmente pericolose (giochi di squadra, scherzi, sfide,ambiente poco sicuro) nelle quali ci può essere pericolo per un minore in sé o altre in cui un minore mette in pericolo altri minori che richiedono l’intervento immediato dell’educatore/animatore.

Ci sono poi situazioni un pò più delicate (atti di bullismo, …) anche in questo caso è bene intervenire immediatamente condividendo il problema con le figure adulte (parroco, coordinatore/responsabile) e creare una sinergia informando e comunicando con la famiglia che rimane la prima figura responsabile del minore.

5. Nella nostra parrocchia manca una figura che si occupi della formazione permanente degli educatori, cosa possiamo fare?

É importante individuare delle figure che creino assieme un equipe di coordinamento degli educatori. Il Consiglio Pastorale parrocchiale dovrebbe essere attento nell’individuare questa equipe, senza delegare il parroco o il vicario parrocchiale, evitando gli individualismi, nella consapevolezza che una volta costituita ha bisogno di essere accompagnata anche e soprattutto con piccoli gesti di condivisione e reciproca valorizzazione.

6. Fino a che punto arriva la responsabilità dell’educatore nel caso in cui, per mancata sorveglianza, avvenga un fatto di rilevanza civile o penale fra minori?

Ogni caso va valutato concretamente, facendo riferimento all’art. 2048 del codice civile, riportato anche nel vademecum. Si dice che possono esser chiamati a rispondere di un danno provocato da minori sia i genitori sia gli educatori ai quali i minori sono affidati, salvo che si dimostri di aver vigilato con cura, una presenza assidua in tutte le attività o fosse impossibile impedire l’evento. 

La responsabilità nasce quando una parte (parrocchia), che si è volontariamente impegnata a rendere una determinato servizio a favore di un’altra parte (genitori dell’iscritto), non esegue esattamente la prestazione promessa e questo inadempimento genera un danno che deve essere risarcito, contrariamente non vi è nessuna responsabilità se si dimostra di aver assicurato la sorveglianza.

7. Dove si ferma la responsabilità dell’educatore quando ha in custodia il ragazzo rispetto a quella dei genitori? 

L’ educatore è responsabile del minore nel tempo in cui è soggetto alla sua custodia/sorveglianza. L’informazione attenta nei confronti dei genitori del tipo di servizio e di attività rivolta ai minori è un mezzo di condivisione di responsabilità.

8. Come comportarsi quando, durante l’attività, ci si rende conto di abusi sul minore in famiglia?

Gli obblighi formali di denuncia non sono in carico a chi svolge un’attività educativa. In ambito canonico Papa Francesco ha sottolineato l’obbligo di informare l’autorità ecclesiastica di qualsiasi fatto di violenza su minori in ambito ecclesiale. 

Qualora l’abuso avvenga in ambito famigliare si presuppone l’obbligo morale di mettere a conoscenza della situazione, parlandone con il parroco che deciderà quali passi fare (possibile segnalazione all’autorità civile). Soprattutto con gli educatori, se si instaura la connessione emotiva, ci possono essere confidenze molto intime: in questo caso serve rimanere nell’ascolto, in maniera libera e pulita, nello stile del  “raccontami cosa è successo” piuttosto che con domande puntuali. Non è bene farsi prendere dalla morbosa curiosità, è bene offrire uno spazio di accoglienza non giudicante nei confronti di tutti gli attori coinvolti. In ogni caso, dopo un primo ascolto personale, l’educatore deve sempre confrontarsi con un coordinatore ed in alcuni casi può essere non solo utile ma necessario l’intervento di un supervisore con competenze tecniche specifiche in merito alle varie situazioni di violenza intrafamiliare.

9. Vorrei fare una riflessione riguardo al dodecalogo: a mio parere mi è sembrato incentrato sulla prevenzione ad una sorta di profilo di “animatore-provocatore”, quasi percepito come un pericolo, non è forse un’immagine/un profilo un po’ distorto/un po’ amplificato della realtà parrocchiale? (tenendo conto dell’eccezioni ovviamente). Inoltre vista l’importanza delle relazioni, perché non dedicare una parte (non solo un punto del dodecalogo) anche sulla prevenzione del bullismo, visto che l’educatore svolgendo l’attività in gruppo può avere una visione più completa dei rapporti che si instaurano al suo interno? 

L’idea alla base del vademecum è di raccontare esperienze vere e pratiche non teoriche e valorizzare l’opera di tanti educatori nel seguire gli adolescenti, molto lontano dal pensiero di animatore-provocatore. La pedagogia del vademecum “promuove” il grande valore dell’intervento dell’educatore  ma anche argina, non nel senso di ridurre al normativo ma intende definire i parametri entro i quali muoversi per poter svolgere attività in sicurezza e qualificate.

Le linee guida non vogliono essere un punto di partenza senza le quali nulla possa o debba essere fatto, quanto piuttosto una direzione verso la quale andare, una direzione comune verso al quale tendere insieme, degli obiettivi condivisi che ogni comunità parrocchiale deve porsi e verso i quali deve camminare.

Non abbiamo affrontato tutte le questioni… come per es. il bullismo, discriminazioni di genere, temi legati alla disabilità. Il testo vuole mantenere una certa agilità e dimensioni ridotte. Quanto però espresso nelle linee guida è estendibile ai vari ambiti e rappresenta sicuramente una cornice concreta ed autentica di prevenzione nei confronti di tutte le forme di violenza che possono coinvolgere i minori.

10. Deve essere richiesto il consenso scritto ai genitori anche per pubblicare foto di gruppo? Per quanto è valida la dichiarazione scritta dal genitore per pubblicare una foto ? E’ vero che dopo un anno decade? Le foto quindi dovrebbero essere tolte?

Su questi temi di tutela della privacy abbiamo fatto una formazione specifica l’anno scorso e siamo a disposizione insieme all’Ufficio legale della Diocesi per affrontare queste questioni. Rimandiamo ai documenti già presenti su www.giovanipadova.it/moduli-per-parrocchie/

11. La figura del responsabile e coordinatore degli educatori deve essere tanto più grande come età rispetto agli animatori? 

E’ bene avere una certa distanza educativa: l’età non è garanzia ma di certo è bene aver fatto un po’ di passi di vita in più. Dal punto di vista sociologico la distanza minima riconosciuta per sentire l’altro “fratello maggiore” nel senso pieno del termine è di almeno cinque anni. La comunità dovrebbe riconoscere l’idoneità nello svolgere questo servizio. La comunità dovrebbe inoltre avere chiaro il valore e l’impegno che tale servizio richiede, offrendo al team dei responsabili/coordinatori occasioni di formazione spirituale ed umana.

12. Come interagire con famiglie ”refrattarie” al confronto e ”prevenute” a mettersi in discussione nella ‘gestione’ educativa – comportamentale dei figli?

Il coinvolgimento pieno della famiglia all’interno del patto educativo è un’azione impegnativa e a volte frustrante, lo sanno bene coloro che operano nel mondo della scuola che da anni sta lavorando affinché questo avvenga. Gli ingredienti generali sono e rimangono: il dialogo, l’azione in team e la consapevolezza che la salvezza è una Grazia a cui noi possiamo solo partecipare. L’azione educativa poi ha tempi lunghi nel vedere la maturazione dei frutti. Questo non ci deve impedire di continuare a seminare e questo vale anche e soprattutto con i genitori dei minori, ancor più con quelli “refrattari”.

13. In una situazione in cui gli animatori del centro estivo parrocchiale provengono anche da altre parrocchie perché c’è un “bel gruppo”, ma più della metà non partecipa alla vita della parrocchia, fumano, bevono e hanno comportamenti poco “professionali”…. nonostante tutto fanno questo grande servizio in parrocchia… mettendo dei paletti si perderebbe più della metà di questi animatori… cosa fare? è brutto scendere a compromessi?
14. Parlando di animati minorenni, nel momento in cui compiono qualche azione non legale (al di fuori anche dell’oratorio) come agire per il loro bene? (per esempio mal gestione del proprio profilo social, come pornografia, oppure abuso di alcolici o fumo)

Non pensiamo che la linea morbida del “va bene tutto” sia una linea fruttuosa dal punto di vista educativo. Chi presenta comportamenti di questo tipo sta chiedendo aiuto. Non dobbiamo normalizzare, ma dobbiamo essere figure educative che sanno orientare: quando tutto è possibile, le persone ed ancor più i minori si disorientano, certo spesso è più facile dire di sì ma dal punto di vista educativo non è il passo più utile.

Particolarmente importante a tale proposito è il patto educativo iniziale, è necessario essere chiari fin dall’inizio in merito a cosa è non solo utile ma necessario per il servizio educativo richiesto, non temiamo di dedicare una parte della formazione a questo, affinché non vengano solo firmati documenti che rischiano di essere assolutamente sterili ma sia permesso agli animatori soprattutto se minorenni di sviluppare un pensiero critico in merito. Certo poi è necessario che il team dei coordinatori/responsabili si faccia garante del confine che viene oltrepassato, se questo non avvenisse non stiamo educando ma stiamo ingannando. Ribadiamo che quanto proposto dalle linee guida è un cammino che deve iniziare da un primo passo: l’impegno formativo.

15. Incontro molto interessante e vademecum meritevole di una diffusione capillare nelle comunità: come fare a tal proposito? Nel senso: un animatore del grest, ad esempio, di fronte ad un vademecum come questo potrebbe essere più “spaventato” che invogliato all’esperienza?

Serve la mediazione della comunità cristiana e dei coordinatori/responsabili. Serve anche alzare un po’ l’asticella, soprattutto per gli educatori dei gruppi formativi durante l’anno. E’ necessario che le comunità parrocchiali inizino a “stare” su questo documento, facendolo proprio. Prima di arrivare all’animatore del Grest che giustamente potrebbe impaurirsi od opporsi le linee guida dovrebbero essere elaborate ed interiorizzate dal Consiglio Pastorale, dal team dei coordinatori/responsabili, dagli educatori maggiorenni in un processo di acquisizione che a caduta giungerà sino al più piccino dei bambini presenti al Grest. 

16. In una situazione in cui molti animatori hanno una formazione di crescita individuale e spirituale molto grezza, ma in potenza c’è, dove e chi posso contattare per provare a stendere una formazione spirituale e di gruppo?

Per suggerimenti calibrati sullo specifico della singola realtà suggeriamo di contattarci a info@giovanipadova.it