Qualche idea per mettersi al servizio in questo tempo di virus…

Come cristiani, specialmente in questo periodo quaresimale, siamo sollecitati a vivere la carità: atteggiamenti di solidarietà, attenzione al prossimo, vicinanza a chi si trova in situazione di fragilità, solitudine, emarginazione, amore per la giustizia, per le buone relazioni sociali, per il vivere comune rispettoso di tutti e di ciascuno.

La “elemosina” di cui parla il vangelo del Mercoledì delle ceneri racchiude tutti questi significati legati alla responsabilità che ci si deve gli uni gli altri con una predilezione per chi rischia di rimanere indietro o fuori dalla comunità.

Nell’attuale momento, mentre il nostro Paese è attraversato da un senso di fragilità diffusa a causa della delicata situazione sanitaria che sta vivendo, è richiesto ad ognuno di noi un di più di impegno e un di più di carità.

Da una parte, tutti siamo responsabili della diffusione o meno del contagio e in quanto cittadini abbiamo il dovere di adottare con convinzione, personalmente, come famiglie e come comunità cristiane, le indicazioni che vengono dall’autorità civile. Se poi, ci dovesse capitare di incrociare situazioni in cui tali indicazioni vengono disattese o banalizzate siamo chiamati a spenderci per sensibilizzare persone e istituzioni ad un senso di responsabilità. In questo modo e in questo momento siamo chiamati a vivere la carità intesa come amore per sé, per gli altri per la collettività.

D’altra parte dobbiamo tenere presenti le conseguenze delle misure che stiamo mettendo in atto e gli effetti di tali misure sulle persone, soprattutto su quelle che hanno meno legami sociali e quindi faticano maggiormente a fronteggiare i problemi della vita. La carità allora, invece di chiuderci nella paura e nel sospetto, ci motiva ad aprire gli occhi sugli altri. Come muoversi allora per far salve le indicazioni dell’autorità civile e nel contempo essere prossimi di qualcuno che vive momenti di fragilità?

Qualche suggerimento:

  • Il saluto gioviale a chiunque incontriamo. Qualcuno forse ci scambierà per matti ma questo è l’unico modo semplice e naturale per dire interesse e disponibilità e per offrire la possibilità di scambiare qualche parola.
  • La telefonata quotidiana ad un anziano. Può essere un parente che non sento da tanto tempo, la mia catechista di un tempo che ha fatto molto per la parrocchia ed è ora costretta a casa, un insegnante col quale sono rimasto in contatto, ma che non sento da un po’ di tempo, un vicino di casa che da tempo non si fa vedere… «c’è qualcosa che posso fare per te? Come fai per la spesa? Vuoi che ti porti il giornale domani? Come posso esserti utile?».
  • Il semplice interessamento per una famiglia di vicini o conoscenti che hanno la difficoltà di aggiustare l’accudimento dei figli con l’impegno lavorativo. «Come va? Come state affrontando questa situazione? Ce la fate? Qualcuno vi aiuta? Se posso fare qualcosa tenetemi presente…».
  • Pregare e far pregare per una particolare situazione difficile che conosco bene. Tante volte la preghiera oltre ad ottenere i favori del Signore ci fa vedere le cose con occhio diverso e ci suggerisce in modo inaspettato azioni che noi stessi possiamo mettere in atto.
  • Non dimenticare di informarsi su altre situazioni vicine e lontane, accompagnandole con la preghiera. La lista è davvero lunga… tocca particolarmente la situazione dei profughi costretti ad accalcarsi al confine tra Turchia e Grecia.

Le azioni qui suggerite possono essere fatte senza contravvenire alle indicazioni di prevenzione alla diffusione del virus. Tutti possiamo metterle in atto, tutti possiamo inventarne altre, vivendole con partecipazione e lasciandoci toccare il cuore. Ci è data la possibilità di aprirci alla speranza e non di vivere soltanto con rassegnazione e paura.

Un ulteriore stimolo da parte della Caritas di Padova: CAMPAGNA #CIAOCOMESTAI?

Accanto alle “limitazioni” e variazioni di servizio, Caritas inviata tutti i parroci e i volontari a sentirsi impegnati a sollecitare i cristiani delle comunità a partecipare alla campagna #ciaocomestai? che suggerisce e invita a telefonare alle persone che vivono sole in modo da alleggerire la situazione in questo momento di limitazione di tutte le attività sociali. Una telefonata è un modo per mantenere contatto e vicinanza. «È fondamentale – ricorda don Luca Facco, direttore di Caritas Padova – che ognuno, nessuno escluso, si senta impegnato a chiamare e sentire telefonicamente parenti, amici, vicini, in particolare persone sole, per continuare a far sentire a tutti il calore, l’attenzione e la vicinanza della comunità cristiana e l’amore del Signore che non ci lascia mai soli. Il “telefono allunga la vita”: attraverso una chiamata possiamo ascoltare e far giungere parole di vicinanza e di speranza». ChiAma chiama! Qui i dettali.

Queste indicazioni sono nate dal confronto con Caritas, Pastorale Sociale e del Lavoro, Pastorale della Famiglia, Pastorale delle Vocazioni e Pastorale dei Giovani.