E adesso?

Alcuni spunti per le comunità parrocchiali, a partire dal Sinodo dei Giovani

Il Sinodo dei Giovani si è concluso sabato 19 maggio in una Cattedrale gremita di giovani e con la presenza di moltissimi adulti. Grazie a quanti hanno partecipato a questo momento importante per la nostra Chiesa diocesana!

Abbiamo finalmente tra le mani il testo finale prodotto dall’Assemblea Sinodale: “Vi ho detto queste cose perché la vostra gioia sia piena (Gv15,11). Lettera dei Giovani alla Chiesa di Padova”. Potrebbe essere l’ennesimo documento, un ulteriore testo – anche se di dimensioni contenute – da mettere in libreria o da lasciar ingiallire sopra il tavolo.

In concreto, tra le mani ora abbiamo questo testo… ecco alcuni passi che vi consigliamo!

  1. Procurarsi il testo, per sé e per le proprie comunità, in particolare per i componenti dei Consigli Pastorali. (Testo finale) Leggere la Lettera è certamente una lettura interessante e un’occasione di riflessione e di preghiera personale, insieme all’omelia fatta dal Vescovo Claudio durante la preghiera del 19 maggio (Omelia del Vescovo).
  2. Le Tracce di Cammino – “Il seminatore uscì a seminare” suggeriscono per quest’anno un “esercizio di fraternità” di discernimento comunitario secondo il metodo che i giovani dell’Assemblea Sinodale hanno seguito da dicembre 2017 a maggio 2018 (il sussidio è disponibile in Curia)Attenzione al rischio di arrivare subito ad una “cosa da fare” per i giovani! Il discernimento – come ci hanno testimoniato i giovani – è un processo lungo e complesso, e deve essere fatto con i giovani e dentro un percorso. Ecco perché consigliamo anche di coinvolgere i giovani che hanno fatto parte dell’Assemblea Sinodale per una testimonianza. 
  3. Da parte nostra, noi dell’Ufficio di Pastorale dei Giovani siamo disponibili ad accompagnare le comunità in questo processo, recuperando anche le relazioni dei gruppi sinodali che erano nati nelle varie comunità.
  4. La visita pastorale, nelle intenzioni del Vescovo Claudio, è il contesto privilegiato per questo percorso e per i prossimi 2 anni e mezzo sarà il primo punto della nostra mission.
P.S. Le copie del testo finale del Sinodo dei Giovani si possono venire a prendere nel nostro Ufficio con un’offerta libera.

Riflessione di don Paolo e don Mirco

Veglia del 19 maggio 2018 – Cattedrale di Padova

E ora, alla fine di questo cammino, avvertiamo un rischio: quello di giudicare il cammino guardando solo il punto di arrivo che in questo caso è facile associare solo al testo.

Si può giudicare il Giro d’Italia solo dall’ultima tappa? Un viaggio solo dall’ultima foto ricordo? Nel caso del Sinodo, leggere il testo dimenticando quanto abbiamo vissuto sarebbe tremendamente riduttivo. Dietro queste parole c’è un percorso, fatto insieme, partito 2 anni fa e che in qualche modo continuerà. Questo testo è un ponte. Tra quello che abbiamo sperimentato e quello che sperimenteremo, tra quello che abbiamo compreso nel discernimento e quello che metteremo in moto nelle nostre comunità, tra quello che lo Spirito ha suggerito e quello che cercheremo di realizzare. La strada è più lunga del ponte, e il ponte senza una strada non avrebbe senso.

Quindi… vi chiediamo una cortesia: non chiedetevi subito “E adesso? Che cosa ne sarà di questo lavoro?”. In molti ce lo avete chiesto ed è normale che sia così. Vorremmo che la risposta a questa domanda, e il cammino che ci attende adesso, fossero accompagnati dalla stessa esperienza spirituale che abbiamo fatto anche noi in questi mesi.

Ci siamo in effetti accorti e abbiamo sperimentato tante volte che non sapevamo come/dove e se saremmo arrivati a questa sera… L’esperienza che abbiamo fatto ci ha fatto capire che non tutto si può programmare in partenza, non tutto si può decidere dall’inizio di un’esperienza… rischieremmo di prendere il posto dello Spirito… e di far dire a Dio quello che vogliamo dire noi… Molto ci è stato fatto vedere lungo la strada, passo dopo passo.

Alla fine del Sinodo ringraziamo il Signore per questa avventura ma anche preghiamo perché tutti, giovani e adulti, ci possiamo mettere dentro questa stessa dinamica spirituale di ascolto e di discernimento con la piena fiducia che il Signore ancora accompagnerà i nostri passi e il cammino della sua Chiesa.

Riflessione di Giorgio Pusceddu

Collaboratore Ufficio di Pastorale dei Giovani

© Difesa del Popolo – 10 giugno 2018

Qualche filtro per lo sguardo

L’11 agosto del 1999 nel Regno Unito e altre parti dell’Europa fu visibile una spettacolare eclissi di sole. In tanti, desiderosi di assistere allo spettacolo, osservarono senza cautele l’affascinante gioco di luce e ombra. Nella settimana successiva più di 2000 persone si recarono all’ospedale per problemi visivi. Di questi accessi la maggior parte erano falsi allarmi, ma in 14 casi risultarono danni gravi alla vista. Come i telegiornali, le radio e le riviste si danno da fare per ricordare di usare le dovute protezioni in caso di eclisse solare, tento di fare lo stesso, seppur in ritardo, per evitare che qualcosa si bruci nella lettura del testo finale del Sinodo dei Giovani. Le risonanze possibili sono infinite. Non credo ci sia un unico modo giusto di leggere il testo e tantomeno che si possano etichettare le reazioni come corrette o scorrette. Però, come per le eclissi, è bene rendersi conto di ciò che si ha di fronte per non illudersi e non farsi del male.

Il testo finale del Sinodo non è una fotografia sociologica. Può suscitare considerazioni e riflessioni di carattere antropologico e sociologico. Sicuramente il corpus di relazioni raccolte (oltre 2000 pagine) sarà oggetto a breve anche di una lettura da questi punti di vista. Però il testo del Sinodo ha una genesi tale da rischiare di essere frainteso se letto con questi occhi. In altre parole: è azzardato tentare di capire dal testo chi sono e come sono fatti i giovani d’oggi. Ci sono altre letture che lo fanno meglio e con più scientificità.

Il testo finale del Sinodo non è un elenco della spesa. Può suscitare tante emozioni, anche accese, guardare al testo del Sinodo come a una lista di richieste di un giovane inteso come cliente e consumatore, in attesa di un’offerta di prodotti che finora non lo ha soddisfatto. Viene voglia di liquidarlo in fretta un giovane così. Questo sguardo brucia la retina e la possibilità di relazione. Più che una lista della spesa può assomigliare alla descrizione di alcuni ingredienti di una ricetta che va provata, arricchita, preparata insieme.

Il testo finale del Sinodo non è un corpus giuridico che pretende di normare tutto. Certe cose non sono dette, altre è necessario ampliarle, alcune questioni rimangono sullo sfondo. Leggerlo con lo sguardo di “doveva esserci tutto, vediamo ciò che manca” rischia di far aumentare la bile, che spesso rende acidi anche i pensieri. Il fatto che qualcosa non compaia può invece innescare qualche ragionamento costruttivo, qualche domanda, qualche tentativo attraverso cui mettersi in gioco.

Il testo finale del Sinodo non è una sintesi. Non è stata costruita con un metodo di analisi per stringere il numero di battute rispetto alle 594 relazioni iniziali. È stato frutto di un lungo percorso di discernimento dove, oltre alla ragione, hanno trovato spazio la preghiera e il dialogo con il Signore. Chi ci ha lavorato può testimoniare che realmente il Signore sta dicendo qualcosa attraverso queste parole. E queste parole possono innescare ulteriore dialogo con il Signore (personale e comunitario) perché sia fatta la sua volontà.

Il testo finale del Sinodo non è il sole, piuttosto è una torcia che illumina alcune vie in cui camminare come Chiesa. Però questa torcia funziona a batterie, e non bastano le Duracell dell’Assemblea Sinodale, dell’equipe di Pastorale Giovanile e del Vescovo Claudio per farla funzionare. Servono le batterie di molti altri, altrimenti il buio calerà presto. Il buio di un cassetto chiuso. Con l’augurio di continuare a vedere (e cercare la strada) buona lettura del testo a tutti.